Upla – Universidad Playa Ancha

America Latina

Sistema partecipativo di gestione dell’acqua e sviluppo socioeconomico sostenibile dell’Alto Bacino Idrico del Fiume Petorca Cile – Regione di Valparaiso

Il progetto “Sistema partecipativo di gestione dell’acqua e sviluppo socioeconomico sostenibile dell’Alto Bacino Idrico del Fiume Petorca in Cile”, gestito dallʼUPLA – Universidad de Playa Ancha, una università pubblica cilena con sede a Valparaíso, ha contribuito alla sicurezza idrica nel Bacino del Fiume Petorca, proponendo un modello partecipativo nella gestione delle acque del bacino. In particolare, è stato rafforzato il funzionamento di una rete di 25 APR – Agua Potable Rural organizzazioni cooperativistiche o emanazioni di comitati cittadini che, in base alla legislazione cilena, gestiscono la distribuzione dellʼacqua potabile nelle zone rurali del paese.

In Cile l’intero ciclo di gestione dell’acqua, dalla raccolta alla distribuzione, è delegato alla libera imprenditoria facendo riferimento a una normativa che delinea gli ambiti entro cui gli imprenditori sono tenuti a organizzare la distribuzione a uso domestico e pubblico o per attività produttive e commerciali. Il Código de Aguas è lo strumento di indirizzo e regolamentazione sullʼuso delle risorse idriche e, sebbene riconosca che l’acqua è un bene pubblico, sottolinea che la sua gestione deve rispondere ai criteri di domanda-offerta del mercato.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici classifica il Cile come paese ad alta vulnerabilità segnalando aree sensibili a fenomeni di erosione, deforestazione, siccità e desertificazione; aree urbane altamente inquinate e la presenza di aree aride o semi-aride. Nel documento Estrategia Nacional de Recursos Hídricos 2012 – 2025, pubblicato nel 2013 dal Ministero delle Opere Pubbliche Cilene, si legge che negli ultimi anni, principalmente tra le regioni di Atacama e La Araucanía, si sono verificate situazioni di siccità di tale frequenza e intensità da suscitare serie preoccupazioni per una conseguente possibile erosione irreversibile dei suoli.

La situazione grave e complessa è entrata prepotentemente nell’agenda delle priorità del Governo, tuttavia la normativa vigente non sembra in grado di fornire strumenti atti ad affrontare la diminuzione del patrimonio idrico e i rischi ambientali connessi.

La Regione di Valparaíso presenta molti fattori di vulnerabilità: la superficie caratterizzata da gravi fenomeni di erosione è di 906.943 ettari, pari al 73,6% dei suoli. La popolazione del comune di Petorca è di oltre 10.000 abitanti; l’acqua potabile nellʼarea urbana è gestita da una società privata, mentre nelle aree rurali è gestita da 25 Agua Potable Rural (APR).

IL SOSTEGNO DELLA FAI:

Lʼiniziativa, sostenuta dalla FAI, ha risposto a questa situazione mettendo le basi per una migliore gestione dell’acqua potabile nel comune di Petorca. Il progetto ha reso possibile la la creazione di REDAGUA, una rete tra le 25 APR del Comune, lʼattivazione di un osservatorio permanente per il coordinamento, monitoraggio e valutazione delle politiche e di gestione delle risorse idriche del bacino del fiume Petorca, la sensibilizzazione della comunità locale sui rischi ambientali e sulla necessità di una gestione efficiente, integrata e inclusiva delle risorse; la realizzazione di progetti pilota per migliorare la gestione del ciclo dell’acqua e lo sviluppo di un sistema di agricoltura familiare.

Lʼinteresse e il coinvolgimento attivo generati dal progetto nei molti interlocutori che hanno partecipato, sono testimoniati dal fatto che, grazie anche a questa esperienza, è nata una nuova associazione: “Progressio Desarrollo Sostenible”, costituita a Valparaíso nel 2016, iscritta allʼalbo degli organismi di pubblica utilità e membro dellʼassociazione cilena di ong, Acción Chile.

Tra i suoi soci, residenti in Cile, Argentina, Brasile, Ecuador, Uruguay, Italia, Albania ed Egitto, Progressio conta esperti in sviluppo umano con più di trentʼanni di esperienza nella cooperazione internazionale, economisti, accademici delle università Cattolica di Valparaíso e Federale di São Paulo, avvocati di diritto internazionale, giornalisti ed esperti in comunicazione digitale. Progressio ha tra le sue priorità la sicurezza e sovranità alimentare e lo sviluppo rurale in contesti ad alto rischio sociale ed ambientale.

Con Progressio la FAI ha avviato una nuova collaborazione a favore degli allevatori della parte alta della valle di Petorca individuati come la popolazione più fragile della zona a causa del degrado ambientale e della preoccupante scarsità idrica della regione.

Un ponte per

Asia

La FAI e Un Ponte Per – Medio Oriente

Un ponte per… è unʼassociazione di volontariato per la solidarietà internazionale nata nel 1991 subito dopo la fine dei bombardamenti in Iraq e lʼinizio dellʼembargo, con lo scopo di promuovere iniziative di cooperazione a favore della popolazione irachena colpita dalla guerra.

Da allora lavora per prevenire nuovi conflitti, in particolare in Medio Oriente attraverso campagne di informazione, scambi culturali, interventi civili di pace, progetti di sostegno umanitario e cooperazione internazionale, sempre in stretta collaborazione con le organizzazioni della società civile dei paesi in cui opera.

Dopo la guerra in Iraq del 2003, Un ponte per, ha avviato iniziative a sostegno della società civile irachena, impegnata a proteggere il patrimonio culturale, i diritti umani ed ambientali, a tutelare le minoranze, la libertà di espressione e associazione, la cultura della nonviolenza.

Dal 2009 sostiene lʼIraqi Civil Society Solidarity Initiative (ICSSI), una coalizione di organizzazioni della società civile irachena ed internazionale che porta avanti numerose campagne, ed annualmente organizza una conferenza internazionale con attivisti per i diritti umani, giornalisti, sindacalisti, associazioni di donne, rappresentanti delle Ong provenienti da tutto il paese. Dal 2013 questo percorso si è trasformato nel Forum Sociale Iracheno.

Tra le principali campagne di ICSSI che Un Ponte per ha sostenuto: “Shahrazad”, per la difesa dei diritti delle donne, e “Save the Tigris and Iraqi Marshes”, per la salvaguardia del patrimonio culturale.

Lʼiniziativa “Save the Tigris and Iraqi Marshes”, per la salvaguardia del patrimonio ambientale iracheno, delle risorse acquifere, del fiume Tigri e delle Paludi Mesopotamiche, ha ottenuto il grande risultato dell’inserimento delle Paludi nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 2016, grazie al lavoro degli attivisti.

Dal progetto di ICSSI, nel 2016 è nato il programma triennale “Sentieri di coesistenza in Mesopotamia e Medio Oriente” che mira al superamento delle fratture sociali e culturali causate dalla guerra e da Daesh (IS) in Medio Oriente, favorendo la coesione sociale e la costruzione della fiducia tra comunità che vivono lungo i fiumi della Mesopotamia (in Iraq, Siria e Turchia) e nei paesi della regione che ospitano il maggior numero di profughi (Libano e Giordania).

Le Organizzazioni della Società Civile Irachena, le dirette beneficiarie di questi progetti, spesso mancano di una visione strategica nellʼorganizzazione delle campagne, visto le precarie condizioni di sicurezza che inducono a lavorare come se fossero in emergenza continua. Hanno quindi bisogno di spazio per far crescere insieme le loro capacità di advocacy e comunicazione. Purtroppo, però è molto più facile ricevere fondi da donatori internazionali per assistenza umanitaria focalizzata sulle emergenze, piuttosto che per progetti che mirano a un cambiamento strutturale, centrati sui problemi dello Stato Iracheno e della società, che sono le cause alla base della crisi.

LʼAFFIANCAMENTO DA PARTE DELLA FAI:

La FAI in questi anni e fin dal 2009, ha scelto di stare a fianco ad Un ponte per e sostenere tramite lʼICSSI la crescita delle associazioni che con coraggio e determinazione lavorano per difendere i diritti umani, per rafforzarne le capacità e le leadership comunitarie, la capacità di gestione dei conflitti ed il miglioramento delle relazioni inter-comunitarie.

La strada verso la pace è lunga, ma passa da qui, la costruzione di un futuro di pace e coesistenza inizia dal dialogo.

Takiwasi

America Latina

Il Protocollo di Takiwasi per combattere le dipendenze in Perù

Nel 2004 per un caso visitammo il Centre Takiwasi…un giardino immerso nel verde della selva amazzonica, case e costruzioni di vario genere in legno, un corso dʼacqua, fiori, alberi, magazzini…al centro una pagoda.

Dopo alcuni mesi si dette avvio ad una collaborazione ancora in atto.

Jacques Mabit, medico francese, a fine anni ʻ90 si trasferisce in Perù, con lʼintento di coniugare i saperi della medicina occidentale con la cultura sciamanica.
Il Centre Takiwasi è un luogo di ricerca sperimentale e accoglienza umana ove si usano metodi alternativi per combattere le dipendenze. Un centro anche residenziale dove chi affetto da tossicodipendenza può iniziare un percorso di rinnovamento, grazie allʼuso sapiente di piante madri, grazie a canoni di dieta alimentare, assistenza psicologica, a un continuo accompagnamento per la cura dell’anima, ricerca, e formazione lavorativa e terapeutica.

Nel rispetto della cultura sciamanica, le piante madri vengono invocate per sollevare e alleggerire coloro che sono schiacciati da una dipendenza. Con la razionalità della medicina occidentale, sono stati controllati e monitorati i singoli passaggi curativi, in collaborazione con centri di ricerca e laboratori analisi, così da farne nascere un vero e proprio protocollo di cura.

Oggi il Governo Peruviano riconosce la validità terapeutica della Ayahuasca se dosata e utilizzata come da protocollo.

Oggi, il Centre Takiwasi è il motore di una rete internazionale interamericana di terapie alternative per contenere e contrastare le dipendenze.

LA COLLABORAZIONE CON FAI:

LA FAI è con loro dal 2005, con lʼintento negli anni di garantire una solidità organizzativa, di conquistare una dimensione internazionale e al tempo stesso estendere il diritto alla cura anche alle persone meno abbienti.

In 13 anni i numeri ci indicano la bellezza di questo metodo, talvolta rigido, fatto di regole ma anche di cura dellʼanima e del corpo.

Molti pazienti sono riusciti a lasciarsi alle spalle per sempre le dipendenze. Le statistiche interne al progetto ce lo confermano e anche ci dicono che in 9 mesi (periodo di cura residenziali) si può guarire, si può rinascere e riprendere in mano la propria vita.

www.takiwasi.com

Lotta alla tubercolosi

Africa

In Uganda e in Madagascar con due partner di grande esperienza: Medici con lʼAfrica Cuamm e RTM Volontari nel mondo

La tubercolosi viene considerata la “malattia dei poveri” poiché raggiunge dimensioni enormi, soprattutto in Africa, quando le condizioni di vita sono estremamente precarie. Si manifesta soprattutto nelle zone rurali ed è aggravata dalle difficoltà della popolazione ad accedere alle informazioni sulla prevenzione, alle cure presso le strutture sanitarie e a reperire i medicinali.
È proprio in questi contesti che Medici con lʼAfrica Cuamm e RTM Volontari nel Mondo lavorano da molti anni e con successo.
La FAI ha scelto di sostenere le loro azioni, in particolare nella lotta alla tubercolosi in contesti rurali, per le loro competenze professionali e per la loro ricchezza valoriale.

CUAMM – MEDICI CON LʼAFRICA

Medici con l’Africa Cuamm è unʼorganizzazione italiana impegnata dal 1950 per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane.
Il Cuamm opera in Uganda dal 1958 e ad oggi, ha inviato oltre 300 operatori sanitari e amministrativi/logisti, con una media di 3 anni di servizio a persona. Durante gli ultimi 40 anni, lʼorganizzazione ha sostenuto 16 ospedali, in particolare della regione Nord, del West Nile e della regione Karamoja con il sostegno agli ospedali di Matany, Moroto e Abim.

Il Supporto della FAI al CUAMM, a favore dellʼOspedale St. Kizito di Matany (Regione della Karamoja), è iniziato nel 2014.

Le attività progettuali portate avanti dal CUAMM – in collaborazione con lʼOspedale St. Kizito, il Ministero della Salute dellʼUganda, le autorità locali della Karamoja e la Diocesi di Moroto – sono dirette al potenziamento dellʼOspedale per garantire unʼadeguata assistenza al parto e al neonato, la formazione di nuove ostetriche e infermieri, la diagnosi e il trattamento del cancro alla cervice e la diagnosi e la cura della tubercolosi, soprattutto di quella resistente.

Con particolare riguardo alla lotta alla tubercolosi, lʼobiettivo raggiunto è stato lʼaumento del tasso di identificazione dei nuovi casi sul territorio e il miglioramento dellʼofferta di cure presso lʼospedale e nei centri periferici.

Per i buoni risultati ottenuti dall’ospedale in termini di diagnosi, terapia e follow-up con ridotto tasso di abbandono della terapia anti-tubercolosi, il programma nazionale di controllo per la tubercolosi ha chiesto allʼOspedale St. Kizito di Matany di diventare centro di riferimento per lʼintera Regione per la diagnostica della tubercolosi resistente con il nuovo mezzo diagnostico raccomandato dallʼOMS, il MDR-TB Xpert, che consente la diagnosi certa sul DNA del micobatterio e la diagnostica della resistenza alla rifampicina. L’apparecchiatura si sta rivelando affidabile e di facile utilizzo.

Dato il rischio connesso con la manipolazione di campioni biologici ad alto rischio di trasmissione, si è resa necessaria la creazione di un locale attiguo al laboratorio di analisi e sicuro.
Nello stesso stabile è stato costruito anche un ambiente atto ad ospitare il macchinario per la produzione di ossigeno e azoto che presto verrà installato e messo in funzione.
Contestualmente alla messa in funzione e alla formazione del personale dell’ospedale di Matany e di Moroto per l’utilizzo del macchinario MDR- TB Xpert, si sono tenuti meeting formativi rivolti ai Village Health Team sui sintomi della tubercolosi e su quando e dove riferire i casi sospetti dalla periferia alle strutture adeguatamente attrezzate per l’identificazione e la cura di questa malattia.
Le cure ai pazienti affetti da TB resistente vengono effettuate a domicilio.

Il trattamento della TB resistente debilita l’organismo, perché la cura funzioni, è necessario che il paziente si alimenti in modo adeguato. Finché il virus non si negativizza il paziente non può lavorare e quindi non può provvedere alle necessità della famiglia. La cura comprende quindi la distribuzione di alimenti per il paziente e per la sua famiglia.

RTM – VOLONTARI NEL MONDO:

RTM Volontari nel Mondo è una Ong italiana che realizza azioni di sviluppo in Africa, America Latina e Medio Oriente. Riconosciuta dal governo malgascio, è presente nel paese dal 1973 e agisce in ambito rurale, sociosanitario, della sicurezza alimentare e del commercio equo.

La FAI ha stabilito il primo contatto con RTM nel 2010, in Kosovo, durante una missione di monitoraggio. Il tempo, i colloqui e lo scambio di idee hanno permesso alla FAI di identificare in RTM un interlocutore valido nelle azioni e nei valori.

Nella regione Vatovavy Fitovinany, così come in diverse altre regioni malgasce, la diffusione della tubercolosi si attesta su livelli molto elevati. Il Piano Strategico Nazionale di Lotta contro la Tubercolosi 2009-2013, la vede come seconda causa di mortalità (3,8%) nei Centri Ospedalieri di Riferimento Regionale.

RTM è attiva nel campo della lotta contro la Tubercolosi grazie al “Global Fund To fight AIDS, Tubercolosis and Malaria” (www.theglobalfund.org), sostenuto da Governi e donatori privati: la ong ha agito in 11 distretti sanitari del Paese, inclusi 6 della regione Vatovavy Fitovinany. La tubercolosi è una malattia infettiva altamente trasmissibile, se non trattata uccide più del 50% delle persone infette.
Con i farmaci disponibili oltre il 95% dei pazienti guarisce completamente. La terapia risulta efficace se assunta tutti i giorni per almeno 6 mesi. In Madagascar la cura della tubercolosi è obbligatoria e gratuita.

RTM Interviene nella lotta contro la tubercolosi con un sostegno nutrizionale alla popolazione affetta dalla patologia, in questo ambito, in collaborazione con il PAM – Programma Alimentare Mondiale – distribuisce integrazioni alimentari alle persone in cura che permettono ai pazienti di seguire la terapia in modo regolare e di massimizzare lʼefficacia delle cure.

RTM lavora anche per rafforzare il “capitale sociale” rappresentato dai Comitati di Salute nella regione Vatovavy Fitovinany. Nel gennaio 2009 il Ministero della Salute ha fissato le linee della Politica Nazionale di Salute Comunitaria, prevedendo il rafforzamento della partecipazione delle comunità di base, attraverso la costituzione di reti di agenti comunitari di salute, come tramite tra le famiglie e il sistema sanitario nazionale, e dei Centri di Salute locali.

I comitati di salute sono a tutti gli effetti “strutture di base del sistema sanitario nazionale e interfaccia tra la comunità e il sistema sanitario”. Il rafforzamento degli agenti di salute comunitari e della loro rete consente, anche nel campo della lotta alla tubercolosi, una presenza capillare sul terreno.

Tale presenza, assicurata dagli agenti di salute, consente di individuare precocemente le persone affette dalla malattia, svolgere gli esami clinici necessari per diagnosticarla con certezza e seguire il paziente durante tutto il ciclo di cura, garantendo, così, la presa in carico del paziente anche nelle comunità più piccole e isolate.

Linaje

America Latina

Autodeterminazione di un popolo. Gli Achè del Paraguay.

La telefonata arrivò da Parigi. Non sapevamo di parlare con un rifugiato Achè, che ci stava per presentare un progetto per il Paraguay.

Il tempo fu un alleato per introdurci a storie poi narrate in prima persona. Mai avremmo pensato di accedere a un patrimonio così importante, di conoscere lʼesodo individuale di alcuni degli Achè, rifugiati in Francia, per fuggire a un destino segnato da un massacro iniziato negli anni ʻ50 – ʼ60, quando gli Achè si ritrovarono costretti a difendere la loro terra e le loro foreste dai coloni.

Furono perseguitati, ridotti alla fame, uccisi, e le donne e i bambini catturati e venduti come schiavi. Sono stati massacrati, perché abitavano una terra da conquistare, per il perpetuarsi violento di una egemonia che non riconosce i fratelli di uno stesso popolo, che non ammette saperi e culture diverse.

Lʼesodo allʼestero, per sfuggire al massacro di una etnia.

Lʼamore per il paese di origine, che paese proprio non è più.

Lʼintelligenza e la determinazione a ricostruire, ricordare e tramandare le origini.

Il Progetto è Bitawa nasce dagli Achè.

IL CAMMINO CON FAI:

Il nostro cammino a distanza nasce nel 2004 quando ricevemmo un progetto da LINAJE, la Liga Nativa por la Autonomía, Justicia y Ética, fondata nel 2000 da alcuni membri dellʼetnia Achè, del Paraguay orientale, nata per difendere i resti di un popolo, oggi ridotto a poco più di 350 famiglie, circa 1500 persone, a cui sono state levate le terre, le abitudini, i diritti più elementari.

Per la FAI fu una scelta difficile. Non conoscevamo i nostri interlocutori, le comunicazioni erano alterate dalla distanza. Decidemmo però di avviare un dialogo progettuale, senza interferire, affidandoci a un appello di aiuto così importante.

Ci colpì la unicità di Linaje: composta da anziani Achè che vivono nel bosco unitamente ad altri membri Achè che si sono laureati allʼestero e sono tornati nei luoghi nativi per essere al servizio della propria gente, del proprio popolo.
Non pensavamo eppure, senza mai conoscerci di persona, siamo riusciti a sostenere i loro sogni di autodeterminazione, di riaffermazione di tradizioni in un contesto moderno.

BITAWA… per non sparire, è un progetto che si evolve da oltre 10 anni attraverso fasi evolutive, ciascuna introducente la successiva ed ognuna raggiunta con successo.
Bitawa nasce nel 2004 con lʼintento di avviare un centro avicolo per comporre una dieta proteica per la comunità Achè, per poi estendersi a un alternarsi di attività produttive e artigianali, a corsi di formazione per la salute e la cultura, sin ad arrivare alla stampa di libri scolastici in doppia lingua e a corsi di comunicazione e giornalismo.

Sei fasi progettuali che hanno visto affinare gli strumenti per la riorganizzazione interna di una etnia, che con forza e in modo pacifico, vuole salvare la sua storia, e nel bosco e in città, forma una nuova generazione perché esprima con efficacia messaggi politici.

Le tradizioni si mantengono, e il loro fiorire veicola la restituzione di un patrimonio originale ma con vigore.

Nel 2014 gli Achè hanno trascinato il governo del Paraguay in tribunale.

Mais Onlus

Africa

Sviluppo comunitario in Swaziland con MAIS Onlus.

Il MAIS, Movimento per l’Autosviluppo internazionale nella Solidarietà, pone al centro della sua azione l’obiettivo dell’autosviluppo economico, sociale e civile di comunità e individui di Paesi in via di sviluppo caratterizzati da gravi situazioni di povertà, dove la solidarietà internazionale può fornire i primi strumenti necessari per innescare meccanismi e circoli virtuosi finalizzati all’autosufficienza.

Le principali aree di intervento sono l’istruzione, attraverso programmi di sostegno a distanza di minori e giovani fino agli studi universitari; la protezione, in case di accoglienza per i ragazzi provenienti dai villaggi rurali e case famiglia per bambini orfani o abbandonati; la tutela della salute, per i bambini ospiti nelle case famiglia e con corsi di prevenzione rivolti agli adulti; l’avviamento al lavoro, mediante corsi di formazione professionale.

MAIS Onlus è presente in Africa dal 1993 con l’apertura della prima scuola statale multirazziale in Sudafrica. Negli anni successivi si sono succeduti molti interventi nel Paese e l’opera dell’associazione si è estesa anche allo stato dello Swaziland.

Tutto ciò è stato reso possibile grazie all’avvio di importanti partnership con soggetti istituzionali e privati, che si sono affiancati ai soci già presenti in MAIS Onlus portando nuove risorse e qualificandone l’azione dell’associazione: Médecines sans Frontières Svizzera; i Ministeri della Pubblica Istruzione, della Sanità, del Welfare, delle politiche agricole; la Chiesa Valdese; l’associazione Obiettivo Solidarietà dei dipendenti della Banca dʼItalia; la Presidenza della Repubblica italiana; l’associazione Sports around the world.

La collaborazione con la FAI, avviata nel 2006, ha dato un maggiore impulso allo sviluppo dei Progetti in Swaziland. Lo Swaziland è un piccolo regno dellʼAfrica meridionale dove si registra il più alto tasso di infezione da HIV/AIDS. Qui Mais Africa gestiva dal 2004 progetti di sostegno a distanza per favorire il diritto allo studio e sviluppare una maggiore consapevolezza sanitaria nella popolazione.

La Fondation Assistance Internationale – FAI ha finanziato il progetto di MAIS Onlus per la realizzazione di un Centro di Prima Assistenza sanitaria a Mahamba, su un terreno messo a disposizione dalla comunità locale. Il Centro ha cominciato ad operare nel gennaio 2008.
Nel corso degli anni, la FAI ha continuato a seguire e sostenere il lavoro di MAIS, consentendo lo sviluppo dei servizi sanitari forniti.

Oggi la Clinica “Lunyati” offre un servizio sanitario prezioso per la Comunità visto che raggiunge un bacino d’utenza di circa 20.000 persone alle quali offre assistenza in forma completamente gratuita: diagnosi e cura della tubercolosi, prevenzione, diagnosi e cura delle persone affette dal virus dell’HIV/AIDS ecografie; elettrocardiografie, prevenzione e cura della salute della donna (pap test, colposcopie ecc.), sono le principali prestazioni offerte alla popolazione locale.
I pazienti sono assistiti da medici italiani volontari, a cui MAIS Onlus fornisce una diaria, unʼassicurazione e le spese di trasporto, e da due infermiere locali, stipendiate da MAIS Onlus.
La clinica, inaugurata alla presenza del Re dello Swaziland, Mswati III, è stata prescelta insieme ad altre due cliniche per avviare il progetto pilota governativo che prevede la messa in rete di tutti presidi medici presenti nello Swaziland.

LʼAPPORTO DELLA FAI:

La FAI è stata accanto a MAIS Onlus anche in altri progetti preziosi per la Comunità di Mahamba: la Casa Famiglia e il Centro Comunitario.

La Casa famiglia “The Loredana” ospita 25 ragazzi. Nata nel 2009 per offrire a bambini e ragazzi orfani e indigenti un luogo sicuro in cui essere accolti e le migliori condizioni per riuscire a studiare, ospita anche bambini e ragazzi sieropositivi a cui vengono garantite le cure mediche indispensabili.
L’intervento della FAI ha reso possibile la costruzione dell’edificio e ha consentito, nel 2015, la costruzione di un cottage realizzato all’esterno della Casa, per ospitare i ragazzi più grandi e responsabilizzarli gradualmente alla vita autonoma, sotto la supervisione del personale interno.

Il Centro Comunitario è stato costruito nel 2016 grazie all’importante supporto della FAI.
In un Paese poverissimo come lo Swaziland, dove la maggior parte della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e il tasso della disoccupazione giovanile sfiora il 40%, il Centro si propone di offrire una possibilità di riscatto economico e sociale alla Comunità con una formazione finalizzata all’inserimento nel mercato del lavoro: corsi di informatica, di taglio e cucito, di meccanica, di apicoltura ma anche seminari dedicati a favorire lo sviluppo culturale della popolazione (educazione alimentare, igienica e sanitaria, campagne di prevenzione HIV/AIDS).

Nei sui primi anni di vita, il Centro ha già formato oltre 50 persone, alcune delle quali hanno già trovato una collocazione lavorativa grazie alle competenze ricevute. Degno di nota il progetto apicoltura, mirato a formare professionisti in ambito agricolo, che ha prodotto, a pochi mesi dal suo avvio, il primo miele della zona.

Il Centro è diventato presto prezioso per la collettività poichè ospita tutti gli eventi pubblici e privati (corsi sportivi, concorsi di karate, concorsi pubblici, feste e funzioni).

Il Madagascar

Africa

La FAI sostiene progetti in Madagascar dal 2003 (18 progetti), dal 2011 ha scelto di intraprendere un approccio attuativo unitario nel paese.

Il perdurare dellʼinstabilità politica che impediva il ripristino della legalità democratica, con conseguente limitazione degli aiuti esteri, e la presenza di attività già sostenute dalla FAI con partner consolidati nel Paese, sono stati le premesse per avviare un sistema approfondito di monitoraggio delle iniziative esistenti e di programmazione delle azioni future, offrendo anche servizi di assistenza e di collegamento, nel rispetto dellʼautonomia di ciascun partner.

Dal 2011 ad oggi sono state effettuate regolari missioni su campo e sostenuti progetti in zone e aree tematiche cruciali:

Partner: CMC Saint Damien
Tematica: Salute

Sostegno al Centro Medico Chirurgico Saint Damien di Ambanja, per garantire servizi ospedalieri e chirurgici con particolare attenzione alla salute materno-infantile, riqualificando il Centro Medico, sostenendo le spese per le cure dei pazienti indigenti e i servizi medici con unità mobile nelle aree
rurali del nord del paese (dal 2009 al 2016).

Partner: AVOTRA
Tematica: Sviluppo Socio-economico

Servizi per l’agricoltura e la salvaguardia del sistema produttivo e ambientale nella Regione di Sofia, utilizzando tecniche adeguate al contesto, dove la produzione agricola rappresenta il principale mezzo di sostentamento, lʼindustrializzazione è pressoché assente, e le condizioni ambientali sono spesso avverse. Grazie al progetto è stato garantito un approvvigionamento alimentare continuo e sufficiente alla popolazione che ha generato un miglioramento complessivo delle comunità coinvolte (dal 2011 e in corso di realizzazione).

Partner: RTM
Tematica: Acqua – Salute – Istruzione

Accesso all’acqua potabile per la popolazione di Tsiroanomandidy, unʼarea remota tra gli altopiani centrali e il litorale della costa ovest del paese (dal 2011 al 2012).

Lotta alla tubercolosi nella regione orientale di Vatovavy Fitovinany con lʼobiettivo di contribuire al miglioramento del sistema sanitario periferico, attraverso il rafforzamento del capitale sociale rappresentato dalle comunità locali, secondo quanto disposto dalla Politica Nazionale di Salute Comunitaria (dal 2013 al 2016).

Insieme per i minori vulnerabili di Antananarivo per migliorare la qualità di istruzione e di vita dei minori, accrescendo lʼefficacia e la sostenibilità del sistema educativo nella capitale, attraverso tre linee principali di attività: il rafforzamento organizzativo e gestionale di 26 centri educativi; il potenziamento dellʼofferta educativa e formativa; la responsabilizzazione dei genitori per la scolarizzazione dei figli (dal 2016 e in corso di realizzazione).

Partner: Suore Carmelitane di S. Teresa di Torino
Tematica: Salute e istruzione

Sostegno alla Missione Cattolica delle Suore Carmelitane di Santa Teresa di Torino a Ilanivato – zona centrale ma fortemente degradata di Antananarivo – tra i quartieri più poveri della capitale. La missione rappresenta lʼunico punto di riferimento per i servizi educativi e sanitari della zona (dal 2013 e in corso di realizzazione).

Partner: F.M.A.
Tematica: Salute

Riqualificazione e sostegno dell’Ospedale Don Mario, gestito dalla Fondation Médicale d’Ampasimanjeva (F.M.A.), per aumentare la sostenibilità e lʼefficacia delle cure rivolte alla donna e ai bambini al di sotto dei 5 anni, nel distretto sanitario di Manakara (dal 2014 al 2017)

Partner: Ecoles du Monde .
Tematica: Istruzione

Ristrutturazione della scuola primaria pubblica di Firaisana (Mahajanga). Un piccolo contributo per scongiurare la chiusura di una scuola pubblica molto frequentata, ma resa inagibile dal crollo del tetto e dallʼusura dei servizi igienici. Oltre 700 bambini hanno potuto frequentare la scuola, senza interruzioni, al termine della pausa estiva (nel 2016).

Les Arches

Europa – Asia – Africa – America

Disabilità: una vita insieme

La disabilità nel mondo ha mille e più volti, dipende dalla tipologia di handicap e molto anche dal paese in cui essa è vissuta.
Sino ad oggi vi sono stati e sono ancora in corso molti progressi, dal punto di vista scientifico, di politiche inclusive e di barriere abbattute. Rimane il dolore di quelle forme più gravi che se vissute in un paese difficile, povero e con tassi di sviluppo limitati, non si attenua ma anzi ingigantisce le proprie problematiche.

IL SOSTEGNO DELLA FAI:

Per questo la FAI da alcuni anni è scesa in campo per sostenere il messaggio e le realtà delle comunità create da Jean Vanier, un filosofo e filantropo canadese che nel 1964 ha fondato “L’Arche” e “Fede e Luce”, dedicate alle persone con handicap.

Sono oltre 140 le comunità de L’Arca presenti in più di 30 paesi: comunità dove persone con profonde disabilità per lo più intellettive vivono in modo familiare e al pari con altre persone che insieme a loro – assistendole – scelgono di fare comunità. Sono luoghi che testimoniano la possibilità di rinnovamento e di trasformazione umana.

Dal 2009 la FAI ha accompagnato e sostenuto le comunità de LʼArche in modo vario e progressivo.
In Egitto, dopo un primo aiuto alla Comunità di Al Fulk ha sostenuto nel 2017 l’avvio di una  seconda comunità in Alessandria.

In Kenya, dove lʼArche è stata a sua volta voluta e creata dal St Martin Community Trust, è presente con due comunità residenziali Effatha e Betania, cui la FAI ha voluto contribuire per i primi anni di funzionamento.

In Palestina, le comunità di Betlemme si distinguono per essere comunità non residenziali, diurne e altamente produttive. A Ma’an lil-Hayat e nel nuovo centro di Dar Salah si lavora la lana, spesso acquistata dalle famiglie beduine, degli stessi membri della comunità, e si producono oggetti che vengono venduti in tutto il mondo con un rendimento interessante.

Sono comunità aperte, che guardano al territorio circostante con atteggiamento propositivo e inclusivo, e si impegnano ad andare sempre oltre. I ragazzi di Betlemme fanno volontariato nel centro di oncologia dellʼospedale pubblico. Portando sollievo e sorrisi ai malati in attesa di chemioterapia.

È così che si perpetua il messaggio del fondatore Jean Vanier che ci invita a coltivare una sincera apertura ai desideri dell’altro, ad essere attento alla bellezza che sorge dalle cose ordinarie, ad essere un appoggio costruttivo per il prossimo, e a porre la nostra attenzione “all’essere con”, stando proprio accanto alle persone più in difficoltà.

Per il futuro ci riserviamo di continuare a supportare le Arche, forse quelle di paesi aggravati dalla guerra, o dai profondi squilibri socio economici. Pensiamo alla Siria, la cui comunità resiste nonostante gli anni di conflitto, e ha bisogno che si risponda positivamente alla loro chiamata.

Il Chicco

Europa

Partenariati strategici: la storia del Chicco in Romania

La missione dell’Associazione Il Chicco (Romania) è quella di offrire accoglienza, cura, riabilitazione psico-fisica, educazione e formazione tesi allʼintegrazione sociale e professionale di persone socialmente svantaggiate.

Il Chicco nasce con una prima Casa Famiglia in Romania nel 1993, quando riuscì a ottenere in affido bambini e ragazzi “internati” nella sezione di neuropsichiatria infantile dell’Istituto “Popesti”, a circa 60 Km da Iaşi, nella regione Moldava della Romania.

Da quel giorno ad oggi sono nate altre case famiglia, centri diurni, laboratori, fattorie didattiche e una serie attività che hanno permesso il miglior sviluppo di ciascuna persona incontrata dal Chicco ma anche la testimonianza che la deistituzionalizzazione è l’unico modo per dare dignità di una vita piena.

In 25 anni le Case Famiglia hanno accolto 68 tra bambini e giovani abbandonati: 50 sottratti alle condizioni terribili degli istituti statali romeni; 14 dati in adozione dal Tribunale; 4 provenienti da istituti psichiatrici.

Con lʼamore, le cure, la vita in comune ogni giorno, ben 32 giovani aderiscono a programmi di reinserimento sociale mentre 10 ragazzi sono stati adottati o affidati a famiglie romene.
Oggi, il Chicco, offre unʼampia gamma di piani riabilitativi socio-psico-pedagogici individuali e di gruppo, grazie al potenziamento dellʼéquipe multidisciplinare, alla formazione specifica e al miglioramento funzionale degli spazi.

I servizi a favore delle famiglie fragili e i momenti di aggregazione pubblica, hanno favorito lʼinclusione sociale dei ragazzi accolti, contribuendo a superare lo stigma verso la disabilità, ancora diffuso nel paese.

ASSOCIAZIONE IL CHICCO & FAI:

La FAI sostiene i progetti dellʼassociazione Il Chicco fin dal 2003. Un rapporto basato sulle esigenze che di volta in volta sono state segnalate alla fondazione. Da contributi modali a erogazioni intese per il rafforzamento e al potenziamento dellʼinsieme delle attività.

Dal 2015 la FAI ha favorito la collaborazione tra Il Chicco e lʼAssociazione Sementera Onlus, una associazione di terapeuti e medici di Perugia che ha formato gli operatori del Chicco introducendo lʼesperienza amniotica nei piani riabilitativi dellʼassociazione.

Dal 2017 la FAI è andata oltre e ha deciso di articolare il suo intervento in due componenti:

• Un contributo tradizionale per gli investimenti (quali lʼavvio del Centro per la terapia amniotica e la ristrutturazione degli alloggi) e per i costi di funzionamento dovuti al nuovo assetto.
• Un fondo per servizi di promozione e accompagnamento, coordinati e in parte realizzati dal Segretariato FAI; lʼobiettivo è sviluppare le capacità di progettazione e raccolta fondi del Chicco ma anche avviare il Centro per la terapia amniotica.

Eʼ così che è nato un partenariato strategico, fatto di incontri, visite di studio, e numerose ore di formazione alla progettazione, alla raccolta fondi, al convenzionamento con il pubblico, al miglioramento e semplificazione della gestione amministrativa.

Il Chicco tramite questo fondo gode di un ampio margine di azione, che gli permette di viaggiare e promuoversi, di essere partecipe ai momenti più importanti ove dare testimonianza, formarsi e portare la voce dei propri ragazzi.

Helvetas

Asia

Progetto SPACE Supporting Participatory and Accountable Citizen Engagement

Helvetas Swiss Intercooperation è una organizzazione non governativa svizzera che da oltre 60 anni promuove i diritti fondamentali delle persone: si avvale di oltre 1.600 collaboratori ed è impegnata in oltre 30 paesi.

LA COLLABORAZIONE CON FAI:

Helvatas e la FAI collaborano dal 2009, da quando la Fondazione ha sostenuto progetti dellʼassociazione in Benin, Nepal, Mozambico e Laos.

Helvetas è presente in Laos già dal 2001 con progetti di sicurezza alimentare e nutrizionale, di accesso equo ai mercati e creazione di filiere commerciali, agricoltura sostenibile e sostegno alle organizzazioni contadine, educazione e accesso allʼinformazione, alle risorse e ai servizi. Inoltre ha lavorato alla costruzione di strade e ponti, sistemi di approvvigionamento di acqua potabile, progetti di salute e igiene, discusso e sensibilizzato su temi trasversali come lʼaccesso alla terra, la giustizia sociale, le pari opportunità di genere e la partecipazione attiva dei cittadini.

Il Laos dopo la dichiarazione di indipendenza – nel 1954 – vive circa 20 anni di scontri armati che nel ʻ75 vedo salire al potere il Partito rivoluzionario del Popolo Lao (PRPL), che ha abbattuto la monarchia e instaurato un regime socialista.
Secondo la Costituzione del 1991, il Laos è formalmente una repubblica parlamentare ma di fatto è un regime a partito unico. Il PRPL ha firmato e portato avanti trattati e accordi che promuovono diritti umani e sviluppo sostenibile. Ciononostante, si registrano gravi carenze in materia di attiva partecipazione dei cittadini al processo democratico, specialmente per le popolazioni più povere e marginalizzate, come quelle delle aree di intervento del progetto.

Dal 2009, Helvetas si impegna nel facilitare le relazioni tra la società civile e le autorità statali a livello comunale, provinciale e nazionale. I risultati sono già visibili: le organizzazioni della società civile hanno migliorato le loro competenze e forniscono maggiori servizi rispetto al passato, le persone coinvolte non si considerano più come “sudditi” o clienti, bensì come cittadini che possono avere ed esprimere opinioni, rivendicare diritti e assumere doveri, per Helvetas questo cambiamento va sostenuto e promosso.

I successi ottenuti in questi anni hanno creato rapporti di fiducia con le autorità governative e con la società civile, su questa fiducia si basa la realizzazione del progetto SPACE.

Il progetto SPACE è incentrato sul tema dellʼadvocacy e accompagna i cittadini del Laos nellʼorganizzarsi per dare voce alle proprie idee, realizzare iniziative, influenzare le decisioni del governo, e quindi contribuire a uno sviluppo sostenibile e inclusivo del paese, così da garantire buone condizioni di vita e di sviluppo, giustizia e coesione sociale anche ai più poveri nelle zone più remote del paese. Vitale il ruolo delle organizzazioni della società civile che migliorando le proprie competenze organizzative, riescono a dare voce alle istanze della popolazione; a avviare un dialogo con le istituzioni e i governi locali.