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PROGETTO IntegraTI: La Clinica Luganese Moncucco ci racconta il modello di integrazione che vede un finanziamento pubblico privato

La Clinica Luganese Moncucco è una realtà presente in Ticino dal 1900. È stata costituita da un gruppo di Suore della Congregazione delle Suore Infermiere dell’Addolorata di Como, invitate a Lugano a fondare un ospedale in grado di contribuire alla cura degli ammalati che le strutture dell’epoca non riuscivano a garantire. La Clinica è oggi uno dei principali istituti di cura del Cantone Ticino.

In Ticino vi sono più di 600 persone riconosciute come rifugiati o ammesse provvisoriamente, quindi con una prospettiva di restare per sempre (o perlomeno per anni) a vivere con noi e che non possono ancora contare su un posto di lavoro che gli permetterebbe di ottenere una migliore integrazione e un’indipendenza economica. Nel Cantone Ticino meno del 20% dei richiedenti l’asilo sono effettivamente riusciti a trovare un impiego.

Nel settembre 2015 Papa Francesco ha lanciato un appello a tutto il mondo cattolico invitando “le comunità religiose, i monasteri, i santuari di tutta Europa e le diocesi, a partire da quella di Roma” a dare ai migranti “una speranza concreta” e a non creare “tante isole inaccessibili e inospitali”. Questo appello ha fatto riflettere e discutere anche la comunità della Clinica Luganese Moncucco. Da questa riflessione e dall’appello di Papa Francesco ha quindi preso avvio un lavoro di approfondimento che è sfociato in questo progetto. La speranza, ma allo stesso tempo la convinzione, è quella di promuovere concretamente l’integrazione di individui che potranno così offrire un loro contributo allo sviluppo della nostra società. La speranza è anche quella di poter fungere da esempio per altre realtà presenti sul nostro territorio.

Obiettivi

Il progetto mira da una parte a garantire un inserimento nel mondo del lavoro di migranti che hanno una prospettiva a medio e lungo termine di restare nel nostro paese e, dall’altra, a riqualificare professionalmente delle persone che, una volta rientrate nella nazione d’origine, potranno dare un contributo importante per lo sviluppo dei servizi sanitari, spesso carenti.
L’accesso al mondo del lavoro dovrebbe permettere ai rifugiati, e ai loro famigliari, che vivono in Svizzera di acquisire un’indipendenza che è, spesso e volentieri,  la chiave principale dell’integrazione nella società.

Il progetto assume un importante significato anche per la Clinica, che può e potrà approfittare dell’inserimento nel proprio organico di persone portatrici di valori diversi e con esperienze di vita difficili, se non tragiche. I contatti che si svilupperanno tra i collaboratori della Clinica e il personale in formazione integrato in questo progetto contribuiranno sicuramente a rafforzare l’attenzione che tutti noi poniamo nei confronti dell’essere umano, favorendo in particolare un miglioramento delle competenze e dell’attenzione che ogni collaboratore mette in campo quando si prende cura degli ammalati.

 Risultati

Il progetto ha preso avvio nella prima metà del 2016 e si dovrebbe concludere a fine 2020, per una durata di circa 4 anni e mezzo. La durata prevista permette di seguire nell’ambito del progetto almeno un ciclo completo di formazione (due stage della durata complessiva di 12 mesi e l’apprendistato di due o tre anni). Superata la metà del percorso non possiamo che essere soddisfatti di quanto ottenuto. Siamo riusciti ad inserire nel progetto 18 persone provenienti da Afghanistan, Eritrea, Tibet, Iran, Somalia, Turchia e Sri Lanka, coinvolgendo nel progetto i collaboratori della Clinica e numerosi volontari esterni.

Delle 18 persone che hanno iniziato, 15 (83%)stanno  proseguendo il percorso con risultati tutto sommato positivi. Due di loro hanno concluso la formazione e sono state assunte in Clinica dopo essersi fatte conoscere ed apprezzare da colleghi e pazienti.

Grazie al progetto la Clinica è stata ammessa lo scorso anno fra i 4 finalisti del Swiss Ethic  Awards.

Il progetto gode del sostegno abbiamo il sostegno dello Stato del Canton Ticino (con fondi della Confederazione) di Fondation Assistance Internationale – FAI, Fondazione Praxedis.